I vantaggi del bilinguismo
Giornata di sole, pastelli, 4 anni
A cos'altro serve il bilinguismo?
Per rispondere a questa domanda vi invito ad ascoltare l’intervista condotta alla dott.ssa Amy Weinberg, università del Maryland.
Il bilinguismo contro l'Alzheimer
Campo di grano con corvi, da Van Gogh, acrilico, 4 anni
Quanto fa bene il bilinguismo?
Da uno studio pubblicato dalla rivista Neurology sembrano emergere gli effetti benefici del bilinguismo persino sull’insorgere dell’Alzheimer. Lo studio condotto dimostra infatti che le persone che sono cresciute bilingui o che perlomeno hanno utilizzato più di una lingua per la maggior parte della propria vita (si parla infatti di "lifelong bilingualism") hanno manifestato i sintomi dell’Alzheimer alcuni anni più tardi rispetto a persone monolingui affette della stessa malattia.
Le lingue si dimenticano
Pennellate su foglia secca, 3 anni
"A volte veniamo attanagliati dalla paura di fronte alla prospettiva di una quasi autistica vecchiaia insieme. Prima la nostra seconda lingua comincerà ad abbandonarci poco a poco e le nostre frasi saranno costellate di vuoti di memoria: "Mi puoi prendere il…..? Quello che sta appeso lì …, nel…..??" Alla fine, quando il francese sarà completamente cancellato dalle nostre memorie, siederemo sulle nostre sedie a dondolo dall’alba al tramonto, biascicando parole incomprensibili nelle nostre rispettive lingue materne."
(Tradotto da Francois Grosjean, Bilingual: Life and Reality, 2010, pagg. 93 e segg.)
Il principio one person-one language (OPOL)
Bimba, 5 anni
Ne avrete sentito parlare, secondo il principio OPOL ai genitori che intendono crescere i propri figli bilingui si raccomanda l’uso coerente della stessa lingua (di preferenza la propria lingua materna, ma non necessariamente) con il bambino.
La teorizzazione di questa formula risale al lontano 1902, quando il linguista francese Maurice Grammont coniò l’espressione "une personne- une langue", che dagli anni Ottanta è stata poi utilizzata in numerosi studi soprattutto nella sua traduzione inglese, oggi più conosciuta, one person- one language OPOL.
Come lodare un bambino
Vaso di girasoli, da Van Gogh, tempera, 5 anni
Sbagliando s’impara
E’ credenza diffusa che lodare un bambino fa bene al suo ego, alla sua autostima, e questo in generale, non solo per quanto riguarda l’apprendimento delle lingue. Ma attenzione, c’è lode e lode...!
La tendenza è spesso quella di lodare il bambino per le sue capacità, per la sua intelligenza, per quanto si sia dimostrato sveglio, pensando in questo modo di incoraggiarlo a fare sempre meglio. Ebbene, le dottoresse Carol Dweck e Claudia Mueller hanno esaminato la questione da vicino e sono giunte alla conclusione che questo tipo specifico di lode è invece controproducente per il bambino. Il saggio, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology (1998), descrive gli esiti di 6 studi condotti su bambini in diverse situazioni con lo scopo di verificare se, in seguito a lodi per la loro intelligenza, raggiungessero gli stessi risultati rispetto ai bambini lodati invece per gli sforzi copiuti, e cio’ sia che i risultati fossero poi positivi che negativi.
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